lunedì 11 ottobre 2010

Qualcosa non mi torna

Il Premio Nobel per la pace 2010 è stato assegnato al dissidente (parola abusata, che vuol dire tutto e niente) cinese Liu Xiaobo.
Contrariamente a quello dell'anno scorso (assegnato, come ricorderete, a Barack Obama) è un premio assolutamente meritato. La figura di Liu Xiaobo, per quanto non troppo nota in occidente, merita assolutamente detto premio.
Anche se il sospetto che a Oslo non abbiano voluto dare un premio per (per Liu Xiaobo e la democrazia), ma contro (contro la Cina e la sua crescente potenza economico-politica) tutto sommato un po' viene...

Comunque, non è questo che non mi quadra, ma un'altra cosa, che ho letto stamattina su Repubblica (e tra la Repubblica cartacea e quella online ci sono discrepanze apparentemente minime, ma da non sottovalutare, anzi la Repubblica cartacea - come vedrete sotto - si autocontraddice).

La moglie del premiato, Liu Xia, dopo aver potuto visitare in carcere il marito è stata messa agli arresti domiciliari, isolata dal resto del mondo: nessuna visita, ma soprattutto nessuna possibilità di usare il telefono. Però però, sulla Repubblica di stamattina c'è scritto che lei stessa ha dato l'annuncio di non poter comunicare scrivendo su Twitter (su Repubblica online si dice che il messaggio è "direttamente riconducibile" a lei - sarebbe interessante cosa vuol dire precisamente e come si fa a esserne sicuri)... beh, poter scrivere su Twitter non mi sembra un segnale di grande isolamento.

Cito il testo dal quotidiano (a pagina 15) e dal sito:

Nel corpo dell'articolo: "Hanno manomesso il mio cellulare e non posso ricevere telefonate."
Nel riquadro evidenziato: "Il cellulare è fuori uso e non posso fare telefonate."
Su Repubblica online: "Mi hanno rotto il telefono."

Comunque sia, come detto, una persona in isolamento, soprattutto in un paese che sa come isolare, come censurare... non lancia messaggi su Twitter.

Le domande sono:

1) È solo cattivo giornalismo?
2) È la confusione di notizie dovuta alla situazione cinese?
3) O c'è un piano per peggiorare ulteriormente l'immagine pubblica della Cina?

Del resto, non poche economie occidentali si sfregherebbero le mani se la gente smettesse di comprar cinese... e non certo per ragioni di democrazia e di diritti umani...

Saluti,

Mauro.

2 commenti:

  1. Sì, è una contraddizione che ho notato anch'io. Potrebbero però essere stati suoi amici/parenti non ancora censurati a comunicare le novità su twitter a suo nome.

    A.

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  2. Ci avevo pensato anch'io, ma non è convincente.

    1) Per poter essere direttamente riconducibile a lei dovrebbe comunque già essere ben noto/a in occidente e allora, da non censurato/a avrebbe rilasciato direttamente un'intervista, non si sarebbe spacciato/a per lei
    2) Un giornalista serio - nella situazione da te descritta - non avrebbe scritto che lei si è fatta viva su Twitter, ma avrebbe scritto che suoi "rappresentanti" si sono fatti vivi: stiamo parlando di Repubblica, non del Giornale.

    No, sinceramente la cosa non quadra.

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