Sono sempre stato contrario alle "quote" (rosa o di qualunque altro colore o significato) in politica, sul lavoro, ecc.
Non hanno senso, non sono nessun progresso verso l'uguaglianza, verso le pari opportunità. Anzi sono il contrario. Sono il trionfo dell'appiattimento e dell'incompetenza.
Uguaglianza significa avere tutti le stesse possibilità di partenza, non avere un arrivo garantito. E le "quote" non hanno lo scopo di fornire più possibilità di partenza a chi è svantaggiato per un qualsiasi motivo... le "quote" servono a garantire posti di arrivo a quelle categorie che sono riuscite a fare lobby e a ricattare il legislatore.
E qualche paese comincia a vedere i danni delle "quote", per esempio la Svezia, anche se lì assurdamente si lamenta chi dalle quote è avvantaggiato (leggete qui per capire cosa intendo).
Facciamo un esempio di cosa sarebbe giusto.
Mettiamo che in un governo ci siano dieci ministeri da assegnare. Secondo la legge svedese ci dovranno essere 5 ministri donna e 5 uomo. Altri paesi hanno quote simili anche se non così rigide.
Ma a me che ca**o me ne frega se quei ministri sono uomini o donne? A me interessa che siano competenti e onesti.
Se in un particolare momento storico ci sono a disposizione solo uomini come politici competenti e onesti allora ben venga un governo solo maschile. Se in un altro momento storico ci sono solo donne competenti e oneste e non uomini allora ben venga un governo solo femminile.
In più le quote (di qualsiasi tipo esse siano) hanno un altro problema: rischiano di far confondere merito e diritto acquisito. Chiunque - uomo o donna, nero o bianco, alto o basso, bello o brutto - deve meritarsi la posizione a cui aspira... non semplicemente averne diritto in base alla categoria a cui appartiene (come purtroppo le quote fanno pensare a molti/e).
Le quote sono solo un modo per invitare la gente non a migliorarsi, ma a pretendere.
Saluti,
Mauro.
Da donna, sottoscrivo ogni parola del tuo intervento.
RispondiEliminaA.
vuol dire che vuoi uomini non dovete più migliorarvi?
RispondiEliminaIo sono contraria alle quote in generale ma fino ad oggi non è successo mai niente, anzi, se c'è una donna che raggiunge il potere la prima cosa che si nota è il suo sex appeal e se è abbastanza carina si fanno pure strane insinuazioni.....Magari fossero tutti corretti come te, autore del post.
RispondiEliminaSe questo strumento, usato per un periodo limitato di tempo, può diminuire o cancellare del tutto il pregiudizio nei confronti delle donne allora ben venga.
Diventa un'opportunità che può aumentare la fiducia in noi stesse perchè dalla famiglia alla società esiste ancora l'alro pregiudizio: se non hai un uomo accanto sei completa a metà.
Beh, Veronica, in fondo stiamo dicendo la stessa cosa: il problema sta nel punto di partenza, non nel punto di arrivo.
RispondiEliminaE le quote, come concepite ora, hanno effetto solo sul punto d'arrivo, non su quello di partenza.
E su quello di partenza in molti casi voi donne siete sì ancora svantaggiate.
La cosa ancora peggiore è che Concedere le quote rosa distoglie dal vero problema, ovvero creare i presupposti per l'uguaglianza e la parità tramite l'eliminazione degli ostacoli: è più facile concedere un posto di prestigio a chi ha già la possibilità di svolgere quel lavoro piuttsoto che mettere a disposizione di tutti quei servizi che possono svincolare soprattutto le donne oggi, ma chiunque in realtà, da impedimenti domestici e famigliari.
RispondiEliminaFare asilii nido, dare assistenza familgiare agli anziani è più costoso ma più democratico.
Le quote rosa non consentono certo la "carriera" a chi ha la famiglia da gestire, ma la facilitano solo a chi si può già permettere di fare carriera perchè non ha vincoli. Donna o uomo (esistono i vedovi e i divorziati) che siano.
Analisi assolutamente corretta, caro Carlo.
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