Buon anno a tutte e a tutti.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
domenica 31 dicembre 2017
venerdì 29 dicembre 2017
Dettagli genovesi 25 - Fasci nelle fogne
Direi che un accesso alle fognature sia il posto giusto dove vedere un fascio littorio oggi:
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 27 dicembre 2017
Liberale vs. liberista
Ci sono cose che puoi (anzi devi) lasciare al mercato.
Ci sono cose che non puoi (anzi non devi) lasciare al mercato.
Regole opprimenti, soffocanti sono il male.
L'assenza di regole anche di più.
Le regole (non opprimenti, non soffocanti) servono. Anche al mercato.
Queste cose il liberale le sa.
Il liberista non le vuole sapere.
Saluti,
Mauro.
Ci sono cose che non puoi (anzi non devi) lasciare al mercato.
Regole opprimenti, soffocanti sono il male.
L'assenza di regole anche di più.
Le regole (non opprimenti, non soffocanti) servono. Anche al mercato.
Queste cose il liberale le sa.
Il liberista non le vuole sapere.
Saluti,
Mauro.
martedì 26 dicembre 2017
Il Corriere e Santo Stefano
Il Corriere oggi parla di Santo Stefano.
Che strano, direte voi, non ci eravamo mica accorti che oggi è il 26 dicembre! ;-)
Il problema è come ne parla.
I quotidiani italiani non hanno problemi grossi solo con geografia, scienza e tecnologia (come vi ho già mostrato più volte), ma anche con storia, religione e rapporti stato-chiesa a quanto pare.
Leggete qui la chiusura dell'articolo:
Che strano, direte voi, non ci eravamo mica accorti che oggi è il 26 dicembre! ;-)
Il problema è come ne parla.
I quotidiani italiani non hanno problemi grossi solo con geografia, scienza e tecnologia (come vi ho già mostrato più volte), ma anche con storia, religione e rapporti stato-chiesa a quanto pare.
Leggete qui la chiusura dell'articolo:
In Italia è festa nazionale dal 1947. La
Chiesa cattolica lo celebra come festa religiosa, ancorché non di
precetto, come succede invece in Germania e altri Paesi germanofoni.
1) Se la Chiesa cattolica lo celebra come festa ma non di precetto... non è di precetto per nessun cattolico al mondo, neanche in Germania o altri paesi germanofoni;
2) La Germania e altri paesi germanofoni non decidono se una festa è di precetto o no, come non lo decide l'Italia e nessun altro paese. Gli stati decidono solo se accogliere o meno le feste religiose anche nel calendario civile, non se sono di precetto o meno;
3) Le chiese protestanti (perché è questo che l'autore dell'articolo sottintendeva con "Germania o altri paesi germanofoni") non sono presenti solo nei paesi germanofoni, quindi se per qualcuna di loro Santo Stefano è di precetto, lo è anche per i loro adepti in Italia, Spagna o Canada, non solo in Germania o Austria;
4) Mettere tutte le chiese protestanti insieme (come di fatto fa l'autore dell'articolo) non ha senso: ne esistono diverse... anche molto diverse tra loro e con approcci molto diversi verso i martiri e il loro culto.
Due righe, quattro belinate. Buone feste a tutti.
Saluti,
sabato 23 dicembre 2017
Cardinali di tutto il mondo unitevi!
Certe cose possono capitare solo in Germania.
Marx (non lui, l'altro) ha dichiarato che Marx (proprio lui) su certe cose aveva ragione e che prevede una rinascita del marxismo.
E con quel cognome credo abbia informazioni di prima mano al proposito.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Il primo Marx si chiama Reinhard e di lavoro fa l'arcivescovo di Monaco di Baviera.
Il secondo Marx si chiamava Karl e di lavoro faceva il rivoluzionario da salotto.
Marx (non lui, l'altro) ha dichiarato che Marx (proprio lui) su certe cose aveva ragione e che prevede una rinascita del marxismo.
E con quel cognome credo abbia informazioni di prima mano al proposito.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Il primo Marx si chiama Reinhard e di lavoro fa l'arcivescovo di Monaco di Baviera.
Il secondo Marx si chiamava Karl e di lavoro faceva il rivoluzionario da salotto.
venerdì 22 dicembre 2017
Le balle della Presidenta
La Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, ci è cascata di nuovo: per lei esistono vittime di serie A e vittime di serie B.
Guardate questo tweet:
No, cara Boldrini, la legge non riguarda gli orfani di femminicidio (peraltro brutta parola anche linguisticamente, come già dissi più volte), riguarda tutti gli orfani dovuti a violenza domestica.
Sì, cara Boldrini, riguarda anche gli orfani di padre ammazzato dalla madre, anche se di questi a lei sembra non fregarne nulla.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi volesse leggere la legge vera, la trovate qui.
Guardate questo tweet:
No, cara Boldrini, la legge non riguarda gli orfani di femminicidio (peraltro brutta parola anche linguisticamente, come già dissi più volte), riguarda tutti gli orfani dovuti a violenza domestica.
Sì, cara Boldrini, riguarda anche gli orfani di padre ammazzato dalla madre, anche se di questi a lei sembra non fregarne nulla.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi volesse leggere la legge vera, la trovate qui.
giovedì 21 dicembre 2017
Una domanda ai miei lettori
Va beh che il mio blog è piccolino quindi ci guadagnerei due lire (bucate) ma voi, se foste al posto mio, lo usereste AdSense, ergo accettereste pubblicità sul sito?
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
Lo dico fin d'ora
Così non ci fraintendiamo, essendo in tempi non sospetti.
Come ho scritto su twitter: il 4 marzo il M5S sarà il terzo (se non il quarto) partito in Parlamento. Altro che primo e al governo.
Segnatevelo.
Chi sarà il primo?
Se il centrodestra si presenterà unito, CX primo e PD secondo.
Se no PD primo e FI secondo.
E visto che esiste gente che sa leggere le singole parole ma non capire le frasi, aggiungo: si intende partiti in senso lato.
Se non vi piace la parola, leggete "liste" invece di "partiti".
Saluti,
Mauro.
Come ho scritto su twitter: il 4 marzo il M5S sarà il terzo (se non il quarto) partito in Parlamento. Altro che primo e al governo.
Segnatevelo.
Chi sarà il primo?
Se il centrodestra si presenterà unito, CX primo e PD secondo.
Se no PD primo e FI secondo.
E visto che esiste gente che sa leggere le singole parole ma non capire le frasi, aggiungo: si intende partiti in senso lato.
Se non vi piace la parola, leggete "liste" invece di "partiti".
Saluti,
Mauro.
martedì 19 dicembre 2017
La percentuale delle salite
Tra le tante domande di scienza e tecnica che mi sento fare (e che facevo io stesso da bambino ;-) ) c'è quella sulla definizione della pendenza di una salita.
Tutti (o quasi) sanno che tale pendenza si indica con una percentuale... e chi non lo sa generalmente lo scopre quando arriva il tempo del Giro d'Italia o del Tour de France...
Ma cosa indica quella percentuale di preciso?
La risposta che uno normalmente si sente dare (e che mi diede mio papà quando lo chiesi da piccolo) è che una salita ha pendenza del 100% quando è inclinata di 45°.
Numericamente è la risposta corretta, ma non è in realtà la definizione. Del resto perché 45° e non 60° o 90°?
Per un motivo molto semplice: la percentuale non indica i gradi, ma indica il rapporto tra spostamento in orizzontale e spostamento in verticale: una salita con pendenza del 100% è una salita dove per ogni metro di spostamento in orizzontale vi è un metro di spostamento in verticale... e questo "casualmente" capita quando l'inclinazione è di 45°.
Una salita col 50% di pendenza è quindi una salita dove mi alzo di mezzo metro per ogni metro percorso in orizzontale (che corrisponde a 26,6°), una col 10% è una salita dove mi alzo di 10 cm per ogni metro di spostamento orizzontale (che corrisponde a 5,71°).
Chiaramente la distanza che io percorro effettivamente sul terreno non corrisponde né allo spostamento in orizzontale, né a quello in verticale bensì - nell'ipotesi di una salita a pendenza costante - la calcolo col teorema di Pitagora.
Nel caso di una salita al 100% il mio effettivo spostamento sul terreno sarà di circa 1,4 metri per ogni metro di spostamento in orizzontale, se al 10% lo spostamento effettivo sul terreno sarà in realtà di poco più di un metro.
Saluti,
Mauro.
Tutti (o quasi) sanno che tale pendenza si indica con una percentuale... e chi non lo sa generalmente lo scopre quando arriva il tempo del Giro d'Italia o del Tour de France...
Ma cosa indica quella percentuale di preciso?
La risposta che uno normalmente si sente dare (e che mi diede mio papà quando lo chiesi da piccolo) è che una salita ha pendenza del 100% quando è inclinata di 45°.
Numericamente è la risposta corretta, ma non è in realtà la definizione. Del resto perché 45° e non 60° o 90°?
Per un motivo molto semplice: la percentuale non indica i gradi, ma indica il rapporto tra spostamento in orizzontale e spostamento in verticale: una salita con pendenza del 100% è una salita dove per ogni metro di spostamento in orizzontale vi è un metro di spostamento in verticale... e questo "casualmente" capita quando l'inclinazione è di 45°.
Una salita col 50% di pendenza è quindi una salita dove mi alzo di mezzo metro per ogni metro percorso in orizzontale (che corrisponde a 26,6°), una col 10% è una salita dove mi alzo di 10 cm per ogni metro di spostamento orizzontale (che corrisponde a 5,71°).
Chiaramente la distanza che io percorro effettivamente sul terreno non corrisponde né allo spostamento in orizzontale, né a quello in verticale bensì - nell'ipotesi di una salita a pendenza costante - la calcolo col teorema di Pitagora.
Nel caso di una salita al 100% il mio effettivo spostamento sul terreno sarà di circa 1,4 metri per ogni metro di spostamento in orizzontale, se al 10% lo spostamento effettivo sul terreno sarà in realtà di poco più di un metro.
Saluti,
Mauro.
La non logica dell'uscita dall'Euro
A intervalli regolari (ma molto ravvicinati) spunta qualcuno che vuole uscire dall'Euro. In Italia come in altri paesi, ma in Italia di più.
Ora io penso che per un paese come l'Italia oggi uscire dall'Euro sarebbe un suicidio, ma il problema qui è un altro.
Il problema è la logica usata da molti (in particolare M5S ma non solo, purtroppo l'ignoranza logica è trasversale) per giustificare questa uscita.
Infatti molti dicono: entrare nell'Euro allora è stato un errore, quindi ora bisogna uscirne. Intendendo che l'uscita correggerebbe un errore.
No, mi dispiace, non funziona così.
Mettiamo che sia veramente stato un errore per l'Italia a inizio millennio adottare l'Euro.
Accettiamo questo punto di partenza.
Quindi usciamo dall'Euro e tutto andrà automaticamente a posto. Ci sarà sì qualche problema iniziale, ma l'errore di partenza verrà corretto. Giusto?
No. Sbagliato.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro non conta nulla che sia stato un errore entrarci. Ma proprio nulla.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro conta solo valutare le conseguenze che avrebbe oggi questa scelta. È quello che un governo serio, che una politica seria deve valutare. Nient'altro.
La valutazione sul fatto se sia stato allora giusto entrare o meno nell'Euro va sì fatta, ma a livello storico, non politico.
L'errore, se errore è veramente stato, non lo correggi più. È successo e rimane nella storia.
Ritornare alla lira non significherebbe correggere quell'errore perché la lira sarebbe una nuova moneta che con la vecchia avrebbe in comune solo il nome e soprattutto perché l'Italia dovrebbe con la nuova moneta affrontare il mondo del 2017 e del futuro. Non quello del 2002. Il 2002 non esiste più e tanto meno il 1999 (sì, l'Euro è nato nel 1999, nel 2002 sono "solo" arrivate le monete e le banconote).
E quindi, come già detto, la politica deve pensare a cosa succedderebbe oggi se venisse fatta una scelta simile.
Se allora sia stato fatto un errore o meno, oggi è tema per gli storici, non per i politici.
Saluti,
Mauro.
Ora io penso che per un paese come l'Italia oggi uscire dall'Euro sarebbe un suicidio, ma il problema qui è un altro.
Il problema è la logica usata da molti (in particolare M5S ma non solo, purtroppo l'ignoranza logica è trasversale) per giustificare questa uscita.
Infatti molti dicono: entrare nell'Euro allora è stato un errore, quindi ora bisogna uscirne. Intendendo che l'uscita correggerebbe un errore.
No, mi dispiace, non funziona così.
Mettiamo che sia veramente stato un errore per l'Italia a inizio millennio adottare l'Euro.
Accettiamo questo punto di partenza.
Quindi usciamo dall'Euro e tutto andrà automaticamente a posto. Ci sarà sì qualche problema iniziale, ma l'errore di partenza verrà corretto. Giusto?
No. Sbagliato.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro non conta nulla che sia stato un errore entrarci. Ma proprio nulla.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro conta solo valutare le conseguenze che avrebbe oggi questa scelta. È quello che un governo serio, che una politica seria deve valutare. Nient'altro.
La valutazione sul fatto se sia stato allora giusto entrare o meno nell'Euro va sì fatta, ma a livello storico, non politico.
L'errore, se errore è veramente stato, non lo correggi più. È successo e rimane nella storia.
Ritornare alla lira non significherebbe correggere quell'errore perché la lira sarebbe una nuova moneta che con la vecchia avrebbe in comune solo il nome e soprattutto perché l'Italia dovrebbe con la nuova moneta affrontare il mondo del 2017 e del futuro. Non quello del 2002. Il 2002 non esiste più e tanto meno il 1999 (sì, l'Euro è nato nel 1999, nel 2002 sono "solo" arrivate le monete e le banconote).
E quindi, come già detto, la politica deve pensare a cosa succedderebbe oggi se venisse fatta una scelta simile.
Se allora sia stato fatto un errore o meno, oggi è tema per gli storici, non per i politici.
Saluti,
Mauro.
sabato 16 dicembre 2017
Le parole hanno un peso
Avrete tutti sentito o letto negli ultimi giorni del paragone fatto dal presidente della regione Puglia Emiliano tra i cantieri della TAP e Auschwitz.
E quindi anche delle successive polemiche.
Ora io non voglio fare un discorso politico (anche se politicamente ci sarebbe molto da dire, visto che Emiliano sta tenendo il piede in più scarpe... o forse sta cercando di infilare più piedi in una scarpa), però quanto detto da Emiliano è importante e grave.
Importante e grave in quanto sintomatico di un un fenomeno diffuso: la perdita del significato delle parole.
Le parole non hanno solo un significato lessicale, semantico. Hanno anche un significato sociale, storico.
Le parole hanno un peso.
Auschwitz (o Oświęcim, come dovrebbe oggi più correttamente venir chiamata) per esempio.
È il nome di una località, come migliaia e migliaia di altri nomi di località al mondo.
Però è un nome a cui la storia ha dato un peso. Un peso non indifferente.
Significa che non puoi usarlo? Significa che non puoi fare satira o dissacrazione con esso? Significa che non puoi farne oggetto di paragoni o confronti?
No, non significa niente di tutto questo.
Significa solo che prima di usarlo devi sapere cosa significa, che peso ha.
Una volta che è garantita questa premessa puoi usarlo quanto e come vuoi, perché saprai prenderti la responsabilità di detto uso e in caso di necessità saprai spiegarlo e giustificarlo senza problemi (almeno da un punto di vista logico).
Purtroppo oggi (come Emiliano ha dimostrato, ma non è stato il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo) prima si parla e poi ci si informa (se lo si fa) sul significato e sul peso delle parole.
E ci si scusa solo per evitare ulteriori polemiche, senza neanche provare a giustificare l'uso fatto della parola. Proprio perché non si conosce il significato e il peso di detta parola.
Auschwitz è solo un esempio, importante in quanto estremo e usato male recentemente, ma si potrebbe fare lo stesso discorso con tante altre parole. Forse con tutte.
Come disse Claudio Magris: Le parole sono fatti.
Saluti,
Mauro.
E quindi anche delle successive polemiche.
Ora io non voglio fare un discorso politico (anche se politicamente ci sarebbe molto da dire, visto che Emiliano sta tenendo il piede in più scarpe... o forse sta cercando di infilare più piedi in una scarpa), però quanto detto da Emiliano è importante e grave.
Importante e grave in quanto sintomatico di un un fenomeno diffuso: la perdita del significato delle parole.
Le parole non hanno solo un significato lessicale, semantico. Hanno anche un significato sociale, storico.
Le parole hanno un peso.
Auschwitz (o Oświęcim, come dovrebbe oggi più correttamente venir chiamata) per esempio.
È il nome di una località, come migliaia e migliaia di altri nomi di località al mondo.
Però è un nome a cui la storia ha dato un peso. Un peso non indifferente.
Significa che non puoi usarlo? Significa che non puoi fare satira o dissacrazione con esso? Significa che non puoi farne oggetto di paragoni o confronti?
No, non significa niente di tutto questo.
Significa solo che prima di usarlo devi sapere cosa significa, che peso ha.
Una volta che è garantita questa premessa puoi usarlo quanto e come vuoi, perché saprai prenderti la responsabilità di detto uso e in caso di necessità saprai spiegarlo e giustificarlo senza problemi (almeno da un punto di vista logico).
Purtroppo oggi (come Emiliano ha dimostrato, ma non è stato il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo) prima si parla e poi ci si informa (se lo si fa) sul significato e sul peso delle parole.
E ci si scusa solo per evitare ulteriori polemiche, senza neanche provare a giustificare l'uso fatto della parola. Proprio perché non si conosce il significato e il peso di detta parola.
Auschwitz è solo un esempio, importante in quanto estremo e usato male recentemente, ma si potrebbe fare lo stesso discorso con tante altre parole. Forse con tutte.
Come disse Claudio Magris: Le parole sono fatti.
Saluti,
Mauro.
Io sono genovese
Io sono genovese e in quanto tale ligure.
In quanto ligure sono italiano.
In quanto italiano sono europeo.
In quanto europeo sono cittadino del mondo.
Chi vuol capire capisca.
Chi non vuol capire peggio per lui.
Saluti,
Mauro.
In quanto ligure sono italiano.
In quanto italiano sono europeo.
In quanto europeo sono cittadino del mondo.
Chi vuol capire capisca.
Chi non vuol capire peggio per lui.
Saluti,
Mauro.
Dettagli dall'Oberpfalz 7 - Panifici geniali
Tutti (forse) ricorderete il panificio-pasticceria qui ad Auerbach che aveva chiarito che i dolci aiutano contro i rapimenti.
Bene, quello stesso panificio-pasticceria ha colpito di nuovo.
"I dolci non fanno ingrassare, i dolci spianano le rughe! Qui ci sono dolci!"
"La cioccolata non chiede. La cioccolata capisce! Qui sei capito!".
Saluti,
Mauro.
Bene, quello stesso panificio-pasticceria ha colpito di nuovo.
"I dolci non fanno ingrassare, i dolci spianano le rughe! Qui ci sono dolci!"
"La cioccolata non chiede. La cioccolata capisce! Qui sei capito!".
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
venerdì 8 dicembre 2017
È cominciato sul serio
Il processo per la Loveparade a Duisburg.
Vero che a giugno avevano detto che sarebbe cominciato il 6 o l'8 dicembre. È cominciato oggi (qui vi anticipai la cosa), ma io non ci credevo veramente. Tra un cavillo e l'altro temevo altri rinvii.
E ora è una corsa contro il tempo: se la sentenza di primo grado non arriva entro il 23 luglio 2020 (la tragedia avvenne il 24 luglio 2010) tutto va in prescrizione.
Visto che nonostante i 21 morti tra le accuse non c'è l'omicidio.
E secondo molti giuristi (sia colpevolisti che innocentisti) questa sarà la fine più probabile, viste le dimensioni e difficoltà del processo.
Saluti,
Mauro.
P.S.: Oltretutto i due responsabili morali (sindaco e organizzatore) non sono tra i dieci imputati... giuridicamente cosa probabilmente ineccepibile, ma le parti civili, le vittime e i loro parenti credo avrebbero preferito vederli assolti che nemmeno processati.
Vero che a giugno avevano detto che sarebbe cominciato il 6 o l'8 dicembre. È cominciato oggi (qui vi anticipai la cosa), ma io non ci credevo veramente. Tra un cavillo e l'altro temevo altri rinvii.
E ora è una corsa contro il tempo: se la sentenza di primo grado non arriva entro il 23 luglio 2020 (la tragedia avvenne il 24 luglio 2010) tutto va in prescrizione.
Visto che nonostante i 21 morti tra le accuse non c'è l'omicidio.
E secondo molti giuristi (sia colpevolisti che innocentisti) questa sarà la fine più probabile, viste le dimensioni e difficoltà del processo.
Saluti,
Mauro.
P.S.: Oltretutto i due responsabili morali (sindaco e organizzatore) non sono tra i dieci imputati... giuridicamente cosa probabilmente ineccepibile, ma le parti civili, le vittime e i loro parenti credo avrebbero preferito vederli assolti che nemmeno processati.