Voi che mi conoscete, sapete benissimo che è difficile trovare uno più antileghista di me.
E, aggiungo, quella che viene spesso considerata la faccia più presentabile della Lega (cioè Maroni), io la considero la faccia più pericolosa, politicamente ignorante e ingannevole della stessa.
Però, una volta nella vita che Maroni riesce a fare un'analisi politica corretta e condivisibile, ciò va riconosciuto.
L'altro giorno Maroni ha twittato contro Renzi:
Il PD contro il governo Letta? È solo una finta: i cadregari renziani vogliono solo rimpastino.
Conciso e preciso. E soprattutto giusto. Miglior descrizione dei renziani non c'è.
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
lunedì 30 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
L'ipocrisia su Khodorkowsky
Putin ha amnistiato Khodorkowsky.
Quest'ultimo è subito volato in Germania, dove è stato accolto come un combattente per la libertà (sarebbe stato accolto così comunque in tutto l'occidente, non si tratta solo di Germania).
Devo ricordarvi chi è Khodorkowsky?
Khodorkowsky è uno degli oligarchi che, con la complicità della politica post-sovietica, hanno saccheggiato la Russia con metodi, a voler minimizzare, mafiosi. Oligarchi che hanno reso il popolino forse ancora più povero di quanto non fosse ai tempi dell'URSS. E altrettanto poco libero.
E i reati per cui è stato condannato li ha veramente commessi. Insieme a una quantità di altri per cui la ha scampata.
Vero che alla fine è finito dentro perché nemico di Putin e di altri oligarchi... ma nemico come possono essere nemici due clan mafiosi, non un dittatore e un combattente per la libertà.
Putin con questa condanna ha dimostrato il suo disprezzo per la legalità... ma non tanto perché ha fatto condannare Khodorkowsky, bensì perché ha impedito processi e condanne nei confronti degli altri oligarchi.
Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
Quest'ultimo è subito volato in Germania, dove è stato accolto come un combattente per la libertà (sarebbe stato accolto così comunque in tutto l'occidente, non si tratta solo di Germania).
Devo ricordarvi chi è Khodorkowsky?
Khodorkowsky è uno degli oligarchi che, con la complicità della politica post-sovietica, hanno saccheggiato la Russia con metodi, a voler minimizzare, mafiosi. Oligarchi che hanno reso il popolino forse ancora più povero di quanto non fosse ai tempi dell'URSS. E altrettanto poco libero.
E i reati per cui è stato condannato li ha veramente commessi. Insieme a una quantità di altri per cui la ha scampata.
Vero che alla fine è finito dentro perché nemico di Putin e di altri oligarchi... ma nemico come possono essere nemici due clan mafiosi, non un dittatore e un combattente per la libertà.
Putin con questa condanna ha dimostrato il suo disprezzo per la legalità... ma non tanto perché ha fatto condannare Khodorkowsky, bensì perché ha impedito processi e condanne nei confronti degli altri oligarchi.
Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
lunedì 23 dicembre 2013
Sarete veramente più buoni?
Per Natale tutti (o quasi) si ripromettono di essere più buoni.
Proposito ipocrita in moltissimi casi.
Proposito impraticabile in molti altri.
Sincero e praticabile in pochi, veramente molto pochi casi.
Anche voi avete ipocritamente questo proposito?
Io invece voglio essere spudoratamente sincero e vi dico come sarò veramente a Natale: più stronzo del solito.
Poi, se mi gira, tornerò buono il 26.
Anzi no, meglio il 27.
Buon Natale.
Saluti,
Mauro.
Proposito ipocrita in moltissimi casi.
Proposito impraticabile in molti altri.
Sincero e praticabile in pochi, veramente molto pochi casi.
Anche voi avete ipocritamente questo proposito?
Io invece voglio essere spudoratamente sincero e vi dico come sarò veramente a Natale: più stronzo del solito.
Poi, se mi gira, tornerò buono il 26.
Anzi no, meglio il 27.
Buon Natale.
Saluti,
Mauro.
venerdì 20 dicembre 2013
Si torna a casa
Domani, sabato 21 dicembre, volo a Genova. Dove mi fermerò fino al 6 gennaio.
In questo periodo avrò sì accesso a internet, ma non so quanto tempo avrò per scrivere... quindi non so se apparirà qualcosa sul blog (per i mails sarà comunque più facile leggere e rispondere).
Forse sì, forse no.
Al peggio ci si rilegge qui sopra martedì 7 gennaio.
Fate i bravi e passate delle buone e piacevoli festività :-)
Saluti,
Mauro.
In questo periodo avrò sì accesso a internet, ma non so quanto tempo avrò per scrivere... quindi non so se apparirà qualcosa sul blog (per i mails sarà comunque più facile leggere e rispondere).
Forse sì, forse no.
Al peggio ci si rilegge qui sopra martedì 7 gennaio.
Fate i bravi e passate delle buone e piacevoli festività :-)
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 dicembre 2013
Lo spleen... no, non sono Baudelaire
Ci sono giornate anonime. Come oggi.
Uno si alza la mattina, va a lavorare, dopo il lavoro cura attività e contatti personali.
Però in realtà è una giornata senza avvenimenti. Non c'è nulla che verrà ricordato. Nulla di positivo ma neanche di negativo, anzi di negativo meno di nulla.
Poi però la sera uno arriva a casa e lo prende lo spleen.
All'improvviso, inaspettato, senza motivo.
Non dico che dopo una giornata anonima uno debba essere felice... ma da dove viene questa malinconia? Che ragione ha?
Comunque non temete, non sono Baudelaire, quindi non vi scriverò nessuna poesia sullo spleen.
Leggetevi lui: ha già detto tutto ciò che era possibile mettere in versi.
Saluti,
Mauro.
Uno si alza la mattina, va a lavorare, dopo il lavoro cura attività e contatti personali.
Però in realtà è una giornata senza avvenimenti. Non c'è nulla che verrà ricordato. Nulla di positivo ma neanche di negativo, anzi di negativo meno di nulla.
Poi però la sera uno arriva a casa e lo prende lo spleen.
All'improvviso, inaspettato, senza motivo.
Non dico che dopo una giornata anonima uno debba essere felice... ma da dove viene questa malinconia? Che ragione ha?
Comunque non temete, non sono Baudelaire, quindi non vi scriverò nessuna poesia sullo spleen.
Leggetevi lui: ha già detto tutto ciò che era possibile mettere in versi.
Saluti,
Mauro.
venerdì 13 dicembre 2013
I sondaggi, i forconi e l'ignoranza
Da un po' di giorni il cosidetto movimento dei forconi cerca di bloccare l'Italia. O almeno di metterla in difficoltà.
Recenti sondaggi dimostrano che la maggioranza degli italiani approva detto movimento di protesta, ma al tempo stesso la maggioranza degli italiani non sa cosa sia.
In realtà nulla di strano, se si riflette e si usa la logica.
Il problema è che i sondaggi rispecchiano le emozioni (spesso create ad arte dalla stampa) e non i fatti.
Mi spiego meglio con un esempio.
Poniamo che l'1% degli imprenditori (piccoli o grandi che siano) abbiano grossi problemi a causa della crisi, non siano aiutati dallo Stato e si dirigano a gran velocità verso il fallimento.
C'è però un 99% di imprenditori che ce la fa, magari con difficoltà (talvolta anche grosse) ma ce la fa. Talvolta anche molto bene, con guadagni notevoli.
La stampa parla però dell'1%, non del 99%... perché il 99% non fa sensazione, non fa notizia.
Quindi, quando si fa un sondaggio, le risposte a detto sondaggio vengono date emozionalmente pensando a quell'1%, non al restante 99%.
Però se poi vai a chiedere non cosa la gente approva o meno, ma cosa la gente conosce o meno... allora capisci (e non solo nel caso dei forconi, ma in qualsiasi sondaggio) che la maggioranza di chi risponde non sa cosa risponde, o meglio non sa a cosa risponde, cioè non sa nulla della domanda a cui risponde... quindi in teoria non dovrebbe proprio rispondere.
In sostanza, sondaggi fatti a questo modo falsano completamente la realtà.
Ma dato che ogni sondaggio è fatto a questo modo... ogni sondaggio non ha senso. E porta (o almeno può portare) a conseguenze pericolose. Molto pericolose.
Saluti,
Mauro.
Recenti sondaggi dimostrano che la maggioranza degli italiani approva detto movimento di protesta, ma al tempo stesso la maggioranza degli italiani non sa cosa sia.
In realtà nulla di strano, se si riflette e si usa la logica.
Il problema è che i sondaggi rispecchiano le emozioni (spesso create ad arte dalla stampa) e non i fatti.
Mi spiego meglio con un esempio.
Poniamo che l'1% degli imprenditori (piccoli o grandi che siano) abbiano grossi problemi a causa della crisi, non siano aiutati dallo Stato e si dirigano a gran velocità verso il fallimento.
C'è però un 99% di imprenditori che ce la fa, magari con difficoltà (talvolta anche grosse) ma ce la fa. Talvolta anche molto bene, con guadagni notevoli.
La stampa parla però dell'1%, non del 99%... perché il 99% non fa sensazione, non fa notizia.
Quindi, quando si fa un sondaggio, le risposte a detto sondaggio vengono date emozionalmente pensando a quell'1%, non al restante 99%.
Però se poi vai a chiedere non cosa la gente approva o meno, ma cosa la gente conosce o meno... allora capisci (e non solo nel caso dei forconi, ma in qualsiasi sondaggio) che la maggioranza di chi risponde non sa cosa risponde, o meglio non sa a cosa risponde, cioè non sa nulla della domanda a cui risponde... quindi in teoria non dovrebbe proprio rispondere.
In sostanza, sondaggi fatti a questo modo falsano completamente la realtà.
Ma dato che ogni sondaggio è fatto a questo modo... ogni sondaggio non ha senso. E porta (o almeno può portare) a conseguenze pericolose. Molto pericolose.
Saluti,
Mauro.
giovedì 12 dicembre 2013
Non violentiamo Pasolini, per favore
In questo momento l'Italia è scossa (o almeno così vorrebbe la stampa) dalla cosiddetta rivolta dei forconi.
E molta di suddetta stampa ha ritirato fuori a sproposito Pasolini. Lo ha fatto quando le forze dell'ordine, durante la manifestazione a Torino, si sono tolte il casco. E giù a scrivere della solidarietà delle forze dell'ordine coi manifestanti.
A parte il fatto che le forze dell'ordine devono, appunto, solo garantire l'ordine e non essere pro o contro la manifestazione, qualsiasi contenuto essa abbia.
A parte ciò, il gesto aveva solo il significato di passato pericolo: quando la tensione scende e il pericolo di violenze si riduce, le forze dell'ordine si tolgono sempre il casco. E se chi le comanda è intelligente ordina di farlo nel momento in cui detto gesto contribuisce a ridurre ulteriormente detta tensione, detto pericolo.
Ma cosa c'entra Pasolini? Nel 1968, in occasione degli scontri di Valle Giulia lui scrisse una poesia passata alla storia come difesa dei "poliziotti proletari" contro gli "studenti borghesi".
Ora, chi ha letto la poesia e - soprattutto - la ha capita, sa che il pensiero di Pasolini era ben più articolato, non si limitava certo alla semplificazione di cui sopra, anche se la difesa, la comprensione per i poliziotti era vera, concreta.
Da allora, ogni volta che le forze dell'ordine hanno un'interazione diretta, fisica (sia in positivo che in negativo) con i manifestanti (qualsiasi siano i motivi della manifestazione) qualche bella anima del giornalismo ritira fuori quella poesia. Poesia che detta bella anima forse ha letto ma di sicuro non ha capito.
Sia ben chiaro, esistono occasioni in cui quella poesia spiega ancora molto, è attuale ed è utile per capire la situazione: io stesso me ne "appropriai" per il caso Placanica/Giuliani durante il G8 genovese del 2001.
Ma ciò non significa che sia applicabile sempre e comunque quando succede (o meglio sembra succedere) qualcosa di particolare tra forze dell'ordine e manifestanti.
E di certo quello che scrisse Pasolini non c'entra un bel nulla - anzi, da genovese, non c'entra un belino - con l'attuale protesta dei forconi e con i caschi tolti dai poliziotti.
Avrei voluto analizzare le incongruenze del paragone e scrivervele qui... ma per fortuna Giulio D'Antona su Linkiesta mi ha preceduto, facendo molto meglio di quanto io mai avrei potuto fare: quindi vi invito a leggere, a rileggere e a memorizzare il suo articolo "Non c'erano forconi a Valle Giulia".
Saluti,
Mauro.
E molta di suddetta stampa ha ritirato fuori a sproposito Pasolini. Lo ha fatto quando le forze dell'ordine, durante la manifestazione a Torino, si sono tolte il casco. E giù a scrivere della solidarietà delle forze dell'ordine coi manifestanti.
A parte il fatto che le forze dell'ordine devono, appunto, solo garantire l'ordine e non essere pro o contro la manifestazione, qualsiasi contenuto essa abbia.
A parte ciò, il gesto aveva solo il significato di passato pericolo: quando la tensione scende e il pericolo di violenze si riduce, le forze dell'ordine si tolgono sempre il casco. E se chi le comanda è intelligente ordina di farlo nel momento in cui detto gesto contribuisce a ridurre ulteriormente detta tensione, detto pericolo.
Ma cosa c'entra Pasolini? Nel 1968, in occasione degli scontri di Valle Giulia lui scrisse una poesia passata alla storia come difesa dei "poliziotti proletari" contro gli "studenti borghesi".
Ora, chi ha letto la poesia e - soprattutto - la ha capita, sa che il pensiero di Pasolini era ben più articolato, non si limitava certo alla semplificazione di cui sopra, anche se la difesa, la comprensione per i poliziotti era vera, concreta.
Da allora, ogni volta che le forze dell'ordine hanno un'interazione diretta, fisica (sia in positivo che in negativo) con i manifestanti (qualsiasi siano i motivi della manifestazione) qualche bella anima del giornalismo ritira fuori quella poesia. Poesia che detta bella anima forse ha letto ma di sicuro non ha capito.
Sia ben chiaro, esistono occasioni in cui quella poesia spiega ancora molto, è attuale ed è utile per capire la situazione: io stesso me ne "appropriai" per il caso Placanica/Giuliani durante il G8 genovese del 2001.
Ma ciò non significa che sia applicabile sempre e comunque quando succede (o meglio sembra succedere) qualcosa di particolare tra forze dell'ordine e manifestanti.
E di certo quello che scrisse Pasolini non c'entra un bel nulla - anzi, da genovese, non c'entra un belino - con l'attuale protesta dei forconi e con i caschi tolti dai poliziotti.
Avrei voluto analizzare le incongruenze del paragone e scrivervele qui... ma per fortuna Giulio D'Antona su Linkiesta mi ha preceduto, facendo molto meglio di quanto io mai avrei potuto fare: quindi vi invito a leggere, a rileggere e a memorizzare il suo articolo "Non c'erano forconi a Valle Giulia".
Saluti,
Mauro.
martedì 10 dicembre 2013
Beline di Germania (e non solo)
Io, come sapete, sono genovese.
E a Genova, dare della belina a qualcuno non è fargli un complimento. Significa, nella più moderata delle ipotesi, dargli della testa di cavolo. Del resto belina deriva da belin (spesso italianizzato in belino), che in dialetto indica l'organo genitale maschile.
Ma altrove le beline sono a quanto pare meno disprezzate (non per niente c'è anche una Belina santa).
Io qui volevo citarvi due (tra i vari) esempi tedeschi (da genovese residente in Germania certe cose non mi sfuggono).
Due che ho visto coi miei occhi e non ho dovuto cercare su Google :-)
A Berlino le beline gestiscono delle boutiques di moda femminile, e a quanto pare con successo, visto che io vidi questo negozio per caso nel 1999 e oggi esiste ancora.
Mentre a Düsseldorf le beline traducono... e speriamo che non facciano traduzioni del belino.
Se però invece volete fare una vacanza del belino, dovete lasciare la Germania e andare in Grecia, soggiornando al Belina Hotel a Volos.
Saluti,
Mauro.
E a Genova, dare della belina a qualcuno non è fargli un complimento. Significa, nella più moderata delle ipotesi, dargli della testa di cavolo. Del resto belina deriva da belin (spesso italianizzato in belino), che in dialetto indica l'organo genitale maschile.
Ma altrove le beline sono a quanto pare meno disprezzate (non per niente c'è anche una Belina santa).
Io qui volevo citarvi due (tra i vari) esempi tedeschi (da genovese residente in Germania certe cose non mi sfuggono).
Due che ho visto coi miei occhi e non ho dovuto cercare su Google :-)
A Berlino le beline gestiscono delle boutiques di moda femminile, e a quanto pare con successo, visto che io vidi questo negozio per caso nel 1999 e oggi esiste ancora.
Mentre a Düsseldorf le beline traducono... e speriamo che non facciano traduzioni del belino.
Se però invece volete fare una vacanza del belino, dovete lasciare la Germania e andare in Grecia, soggiornando al Belina Hotel a Volos.
Saluti,
Mauro.
lunedì 9 dicembre 2013
La fine di un'ambiguità
Domenica 8 dicembre 2013.
Il PD ha tenuto le primarie per l'elezione del nuovo segretario.
Ha vinto Matteo Renzi. Democristiano puro. Erede morale di Amintore Fanfani.
Almeno il PD ha posto fine con queste primarie a un'ambiguità molto dannosa: molti credevano che il PD fosse un partito di sinistra.
Oggi il PD ha detto chiaro e tondo al mondo che lui con la sinistra non ha mai avuto né avrà mai a che fare.
La chiarezza in politica è merce rara. Quindi onore al PD.
E lo dico da uomo di sinistra. Che quindi, coerentemente, mai ha votato e mai voterà PD.
Saluti,
Mauro.
Il PD ha tenuto le primarie per l'elezione del nuovo segretario.
Ha vinto Matteo Renzi. Democristiano puro. Erede morale di Amintore Fanfani.
Almeno il PD ha posto fine con queste primarie a un'ambiguità molto dannosa: molti credevano che il PD fosse un partito di sinistra.
Oggi il PD ha detto chiaro e tondo al mondo che lui con la sinistra non ha mai avuto né avrà mai a che fare.
La chiarezza in politica è merce rara. Quindi onore al PD.
E lo dico da uomo di sinistra. Che quindi, coerentemente, mai ha votato e mai voterà PD.
Saluti,
Mauro.
sabato 7 dicembre 2013
I parlamentari e la conoscenza delle leggi
Articolo ritrattato in quanto mi sbagliavo io.
Me ne scuso.
Saluti,
Mauro.
---
No, non sto parlando del Parlamento italiano, quindi non cominciate a sbavare né contro la "casta" né contro i "dilettanti allo sbaraglio".
Stasera (o meglio, ieri sera, visto che la mezzanotte è ormai passata) ero a cena con alcuni amici e conoscenti e nel gruppo c'era un neoeletto parlamentare tedesco, il cristiano-democratico Thomas Mahlberg (comunque, al di là di quanto scrivo sotto, persona molto simpatica e piacevole, anche se politicamente lontana da me).
Chiaramente si finisce a parlare anche di politica e, al di là dell'avere idee politiche simili o diverse, a un certo punto mi cascano le palle quando lui si esprime contro la doppia cittadinanza.
Ma non perché lui sia contrario alla stessa (io sono favorevole, va detto, anche se - pur avendone diritto - non la ho mai richiesta), bensì per i motivi per cui è contrario.
Lui sostiene che, in quanto cittadino tedesco possessore della sola cittadinanza tedesca, sarebbe discriminato nei confronti di chi ha una doppia cittadinanza.
Perché? Perché chi ha la doppia cittadinanza può votare in due paesi e lui in uno solo!
Peccato solo che le leggi (nazionali e internazionali) impediscano ciò: chi ha doppia cittadinanza non ha doppio voto.
Al momento dell'ottenimento della doppia cittadinanza (o al raggiungimento della maggiore età, per chi la ha dalla nascita) la persona deve dichiarare per quale dei due paesi di cui è cittadino intende esprimere il diritto di voto.
Che poi ci sia chi imbroglia e cerca di votare in entrambi i paesi è palese, ma si tratta appunto di un imbroglio, non di un diritto o di una discriminazione verso chi ha una sola cittadinanza.
Io ho cercato di spiegarglielo.
Dubito che abbia capito.
Saluti,
Mauro.
Me ne scuso.
Saluti,
Mauro.
---
giovedì 5 dicembre 2013
Come è cambiata la Germania dal 1996
Io sono arrivato in Germania il 31 agosto del 1996 (cioè in tale data ci sono venuto a vivere, come turista ci ero stato anche prima).
Sono ormai poco piú di 17 anni... ma vi garantisco che in realtà sono passate ere. Soprattutto da un punto di vista sociale ed economico.
Come ho già scritto ultimamente su questo blog, la crisi si sente anche in Germania, anche se in modo diverso che in altri paesi.
Ma qui, crisi o non crisi, vorrei raccontarvi di cose che oggi vedo in Germania, ma che non vedevo nel 1996 o negli anni immediatamente successivi.
E che hanno sì a che fare anche con la crisi, ma non solo.
Hanno anche, forse soprattutto, a che fare col fatto che la Germania si è lasciata andare.
Prima era ricca e curata. Oggi è ricca e trasandata.
1) Nel 1996 non esisteva la caparra sulle bottiglie, quindi le bottiglie venivano semplicemente buttate via. Poi venne introdotta detta caparra e i tedeschi all'inizio, da bravi gretti, si tenevano strette le bottiglie per recuperare la caparra... oggi invece molti tedeschi abbandonano volontariamente le bottiglie, soprattutto sui treni, perché sanno che ci sono persone che le raccolgono per sopravvivere.
2) Nel 1996 non si vedevano i cosiddetti barboni nelle zone turistiche e centrali delle città... i barboni - o senza tetto che dir si voglia - erano confinati in determinati quartieri... oggi la polizia neanche più cerca di spostarli e nasconderli.
3) Nel 1996 i lati "verdi" delle autostrade erano veramente verdi... oggi - quando vado in Olanda per lavoro (cosa che capita quasi settimanalmente) - riconosco il confine dal fatto che a un certo punto la sporcizia si riduce di brutto... e quando succede so di essere entrato in Olanda.
4) Nel 1996 quando qualcosa non funzionava potevi protestare presso l'ufficio comunale competente (non che ciò garantisse risultati, ma almeno avevi un contatto concreto)... oggi vieni spedito in una specie di striscia di Möbius.
5) Nel 1996 i treni erano generalmente (non certo sempre come narra la leggenda, ma comunque spesso) puntuali... oggi quando un treno è puntuale sei tentato di mandare un messaggio di ringraziamento alle ferrovie.
6) Nel 1996 alle elezioni seguiva subito un governo... oggi si è votato a settembre e un governo non c'è ancora.
7) Nel 1996 chi aveva un lavoro fisso, anche se di basso livello, viveva decentemente... oggi ci sono persone che per vivere decentemente devono avere due, se non tre, lavori.
8) Nel 1996 quasi tutti i taxi tedeschi erano Mercedes. Le poche eccezioni erano altre auto tedesche (o più raramente giapponesi) di fascia medio-alta... oggi trovi taxi di ogni tipo, persino FIAT Doblò o diversi modelli della Dacia.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente. Ma se mi mettessi a riflettere con calma ne verrebbero fuori varie altre.
Quello che da italiano in Germania posso dire come riassunto è il seguente: dal 1996 a oggi la distanza tra Italia e Germania per quanto riguarda la qualità della vita è diminuita. Però l'Italia non è migliorata.
Chi vuol capire, capisca.
Saluti,
Mauro.
Sono ormai poco piú di 17 anni... ma vi garantisco che in realtà sono passate ere. Soprattutto da un punto di vista sociale ed economico.
Come ho già scritto ultimamente su questo blog, la crisi si sente anche in Germania, anche se in modo diverso che in altri paesi.
Ma qui, crisi o non crisi, vorrei raccontarvi di cose che oggi vedo in Germania, ma che non vedevo nel 1996 o negli anni immediatamente successivi.
E che hanno sì a che fare anche con la crisi, ma non solo.
Hanno anche, forse soprattutto, a che fare col fatto che la Germania si è lasciata andare.
Prima era ricca e curata. Oggi è ricca e trasandata.
1) Nel 1996 non esisteva la caparra sulle bottiglie, quindi le bottiglie venivano semplicemente buttate via. Poi venne introdotta detta caparra e i tedeschi all'inizio, da bravi gretti, si tenevano strette le bottiglie per recuperare la caparra... oggi invece molti tedeschi abbandonano volontariamente le bottiglie, soprattutto sui treni, perché sanno che ci sono persone che le raccolgono per sopravvivere.
2) Nel 1996 non si vedevano i cosiddetti barboni nelle zone turistiche e centrali delle città... i barboni - o senza tetto che dir si voglia - erano confinati in determinati quartieri... oggi la polizia neanche più cerca di spostarli e nasconderli.
3) Nel 1996 i lati "verdi" delle autostrade erano veramente verdi... oggi - quando vado in Olanda per lavoro (cosa che capita quasi settimanalmente) - riconosco il confine dal fatto che a un certo punto la sporcizia si riduce di brutto... e quando succede so di essere entrato in Olanda.
4) Nel 1996 quando qualcosa non funzionava potevi protestare presso l'ufficio comunale competente (non che ciò garantisse risultati, ma almeno avevi un contatto concreto)... oggi vieni spedito in una specie di striscia di Möbius.
5) Nel 1996 i treni erano generalmente (non certo sempre come narra la leggenda, ma comunque spesso) puntuali... oggi quando un treno è puntuale sei tentato di mandare un messaggio di ringraziamento alle ferrovie.
6) Nel 1996 alle elezioni seguiva subito un governo... oggi si è votato a settembre e un governo non c'è ancora.
7) Nel 1996 chi aveva un lavoro fisso, anche se di basso livello, viveva decentemente... oggi ci sono persone che per vivere decentemente devono avere due, se non tre, lavori.
8) Nel 1996 quasi tutti i taxi tedeschi erano Mercedes. Le poche eccezioni erano altre auto tedesche (o più raramente giapponesi) di fascia medio-alta... oggi trovi taxi di ogni tipo, persino FIAT Doblò o diversi modelli della Dacia.
E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente. Ma se mi mettessi a riflettere con calma ne verrebbero fuori varie altre.
Quello che da italiano in Germania posso dire come riassunto è il seguente: dal 1996 a oggi la distanza tra Italia e Germania per quanto riguarda la qualità della vita è diminuita. Però l'Italia non è migliorata.
Chi vuol capire, capisca.
Saluti,
Mauro.