venerdì 18 maggio 2018

Gli slavi e le metafonesi

O, per essere più precisi, gli slavi e le metafonesi tipiche della lingua tedesca.

Per chi sa il tedesco, le metafonesi nella lingua tedesca principalmente altro non sarebbero che i famosi (o famigerati?) Umlaut: ä, ö, ü.

Ora, cosa c'entrano gli slavi con tutto ciò?
C'entrano perché, tra tutte le persone che conosco, le persone di lingua slava sono quelle che con queste metafonesi hanno i problemi maggiori.
Ergo: non riescono a pronunciarli correttamente. Anche quelli che parlano un tedesco quasi perfetto.

Gli esempi migliori io personalmente li ho coi polacchi (sono talmente tanti qui in Germania che è impossibile non aver a che fare con loro) e coi cechi (per lavoro ho quasi quotidianamente a che fare con un nostro stabilimento ceco).
In realtà la cosa la ho un po' osservata anche coi croati... ma con loro generalmente riesco a parlare italiano (soprattutto coi miei parenti croati), quindi logicamente ho rilevazioni statistiche molto più ridotte e perciò meno affidabili.

Polacchi e cechi hanno, come detto, grossi problemi a pronunciare ä, ö e ü. In particolare ü.

Inciso
Graficamente si possono anche scrivere ae, oe e ue, per chi non ha i caratteri corretti sulla propria tastiera.
Inciso chiuso

Come sono le pronunce corrette?
ä: IPA ɛː (una via di mezzo tra a ed e, ma più vicina alla e);
ö: IPA øː oppure œ (dipende dalla parola, comunque una via di mezzo tra o ed e, ma più vicina alla o);
ü: IPA yː oppure ʏ (dipende dalla parola, comunque un po' una ju con la j che si sente molto poco).

Polacchi e cechi spesso pronunciano la ä come una normale a, la ö la pronunciano in modo vario ma per loro si avvicina più alla e che alla o e la ü... la ü (soprattutto per i polacchi) diventa spesso una i o quasi.


Ora, la mia domanda è: è un problema culturale-linguistico o fisico-fisiologico? Hanno qualche caratteristica particolare alle corde vocali (o altri organi legati alla pronuncia) che gli impedisce una corretta articolazione di quei suoni?


Saluti,


Mauro.

9 commenti:

  1. Ma dai, ovviamente è un problema culturale, che tra l'altro hanno anche molti Lituani e Lettoni più molti abitanti a cavallo tra sud Padania e nord Italia e un sacco di altre genti. Per me, invece, è difficilissima la pronuncia della õ.

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    1. Se la Padania confina col Nord Italia significa che è in Austria o in Svizzera.

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    2. Comunque, se il problema è "solo" culturale, perché non ci sono quasi eccezioni nranche tra chi sa bene il tedesco?

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  2. Perché il bambino polacco/ceco non è immerso in un contesto in cui sin dalla nascita i suoi genitori usano quei suoni. Quei suoni arrivano dopo e fatica ad apprenderli perché non gli sono naturali. Mia moglie non riesce a dire raspadüra (il grana lodigiano a scaglie), mia figlia sì. Mica c'è il gene della ü.

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  3. Mia moglie non la pronuncia sempre allo stesso modo, non ha quel suono e quindi non riesce a dirlo in modo stabile, ma quello che usa più spesso è "ju".

    Aggiungo un po' di carne al fuoco.
    In Lituano esistono due "elle", una molle e una dura, una si pronuncia con la lingua libera e l'altra con la punta della lingua sul palato, ma non ricordo mai quale è quale. Bene, quando io pronuncio in Lituano non ho la elle che richiede la punta della lingua sul palato. Fino a poco tempo fa ero convinto di non riuscire a pronunciarla perché nella mia lingua non si usa. Poi è successa una cosa strana. Mia moglie si è accorta che in realtà la elle palatale (chiamiamola così per semplicità) ce l'ho anch'io, ma mi viene fuori solo quando parlo in Inglese (per esempio quando dico "like").

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  4. C'è una metodologia scientifica che permette di dimostrare senza possibilità di equivoco che l'incapacità di pronunciare i suoni ä, ö, ü da parte di Polacchi e affini è esclusivamente un problema culturale. Metterla in pratica è un po' criminale, ma te la illustro lo stesso.

    Prendiamo una coppia polacca che sta per partorire un figlio e che si è appena trasferita in Germania; poi prendiamo una coppia tedesca che sta per partorire un figlio. Scegliamo due madri che si trovano nello stesso ospedale, così viene tutto più semplice. Bene, non dobbiamo far altro che scambiare i due bambini nelle culle. Il bambino della coppia tedesca crescerà dunque nella famiglia polacca e il bambino polacco crescerà nella famiglia tedesca. Così facendo vedrai che si riproporrebbe la stessa difficoltà di pronuncia di ä, ö, ü a genetica/fisiologia invertita.

    Puoi usare lo stesso principio per dimostrare che i Napoletani non sono geneticamente/fisiologicamente diversi dai Milanesi, ma che è solo un fatto di brodo culturale in cui vengono allevati.

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  5. Se cresci una una famiglia dove la lingua parlata è fatta da un insieme S di suoni e poi ti esponi, dopo qualche anno, a un ambiente in cui esistono dei suoni aggiuntivi A, non sarai abituato a pronunciare questi i suoni, quindi nella maggior parte dei casi succederà che cercherai di rendere i suoni dell'insieme A con i suoni più vicini dell'insieme S.

    Gli abitanti dell'isola di Saaremaa parlano un Estone privo di õ; quando leggono o parlano l'Estone standard sostituiscono la õ con la ö, esattamente come faccio io.

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  6. Beninteso che con il dovuto esercizio i suoni del gruppo A si possono apprendere, basta metterci molto impegno e dedizione. Cito un caso personale. In seconda superiore mi ero stancato di fare la figura di quello che non sapeva pronunciare i due suoni "th" dell'Inglese, così ho adottato la seguente tecnica: ho individuato due parole (non ricordo esattamente quali, ma metti fossero thumb e that) e mi sono imposto di pronunciarle 100 volte al giorno per un paio di settimane finché i suoni mi sono venuti naturali; a quel punto non ho più fatto fatica.

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