giovedì 24 maggio 2018

Come far dire ai libri quello che si vuole

Cosa c'è di peggio che inventare false notizie?
Prendere un libro, un articolo, un discorso o altro per fargli dire quello che vuoi tu e non quello che c'è effettivamente dentro. Manipolare testo e lettori.
E purtroppo in Italia lo puoi fare perché l'analfabestismo funzionale fa ascoltare più volentieri te che imbrogli ma parli semplice rispetto a chi informa ma, per forza di cose, deve usare concetti più complessi.

Un ottimo esempio lo abbiamo avuto su Twitter il 21 maggio scorso.

Prendete questo tweet:


Ma vediamo l'immagine proposta senza tagliarla in fondo:


(Qui completo con tanto di mia risposta).

Dove sta il problema?

Intanto che non vengono citati titolo, autore ed editore del libro, quindi uno che volesse controllare coi suoi occhi non potrebbe farlo. Deve fidarsi del disinformatore e basta.

Secondariamente la parte di testo mostrata non è né liberista, né antiliberista: è semplicemente lapalissiana. Che la delocalizzazione favorisca l'azienda e porti anche vantaggi al paese dove la produzione viene trasferita (lavoratori compresi, anche se non in misura sufficiente, va detto) è un dato di fatto accettato da tutti, indipendentemente dalle ideologie.

Per valutare se il testo vuole indottrinare o meno, la parte veramente importante è quella che manca, quella che comincia con "Nel Paese di origine del prodotto...".
E se questa parte mettesse in evidenza i problemi della delocalizzazione, i danni che eventualmente produce?

Il propagandista autore del tweet neanche si è accorto che ha lasciato la frase che lo frega.
O forse se ne è accorto ma se ne frega: sa che i boccaloni analfabeti funzionali leggeranno e capiranno solo quel che lui vuole che leggano e capiscano.

Saluti,

Mauro.

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