domenica 4 febbraio 2018

No, non è un folle

Non serve che vi parli per esteso di quanto successo ieri a Macerata.
Tutti ne hanno scritto e tutti ne avete letto.

Qui voglio solo ribadire un'ovvietà, un'ovvietà che purtroppo molti (anche dalla parte avversa a Traini) stanno negando o per lo meno tacendo.
Traini non è un pazzo. O almeno non è per prima cosa un pazzo.

Per prima cosa è un terrorista.

Come lo fu Breivik (vedasi qui) nel 2011.
Non solo quelli che vengono da altre culture possono essere terroristi. Lo possono essere (e spesso lo sono) anche i "nostri".

Perché un terrorista è una persona che compie reati politicamente motivati. E quelli di Traini e Breivik lo sono.

E noi italiani questo, vista la nostra storia degli anni '70 e '80 del secolo scorso, dovremmo saperlo bene, anzi benissimo. E dovremmo saperlo riconoscere. Al di là delle posizioni politiche di ciascuno di noi.

Saluti,

Mauro.

14 commenti:

  1. Ritengo che il terrorismo, per essere definito tale, debba essere in qualche modo organizzato. Un gesto isolato, non inquadrato in nessuna strategia, non può essere definito terrorismo, anche se concordo sul fatto che sia troppo riduttivo catalogare l'episodio come semplice pazzia.
    E lo stesso vale per Breivik e varrebbe anche se Traini fosse seguito da imitatori. Diverso sarebbe se, per esempio, qualcuno istigasse pubblicamente ad imitarlo, in quel caso sarebbe effettivamente terrorismo, perchè parte di una strategia mirata con obiettivi ben precisi.

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    1. Capisco la tua posizione e non posso darti del tutto torto.
      Però io sono un po' più estremo: per essere terroristi basta rifarsi a un'ideologia organizzata, non serve essere parte di un gruppo organizzato (se servisse assolutamente quest'ultima cosa anche Anis Amri, per esempio, non sarebbe un terrorista).

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  2. Io son d'accordo con Jonny; per me la differenza fra il terrorista e lo squilibrato è il fine per il quale si genera terrore. Per il terrorista "la paura indotta" è uno strumento per perseguire un fine politico, per lo squilibrato invece il fine è l'indurre terrore fine a sé stesso o il vendicarsi di qualcosa o di qualcuno ma non ha alcuna strategia a lungo termine.

    fermo restando che pazzi psicopatici possono venire arruolati da chi ha intenzione di usare il terrore come strumento di pressione.

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    1. Posso solo risponderti come ho risposto a Jonny, quindi è inutile ripetermi...

      Peró da te mi interessa soprattutto un commento all'articolo che ho pubblicato subito dopo questo ;)

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  3. La mia idea, invece, è che terroristi e gente come Traini siano prima di tutto malati di mente. Bisogna però intendersi su cosa sia la malattia mentale. Non necessariamente solo qualcosa che ti accompagna dalla nascita, ma - come in questi casi - qualcosa in cui si può scivolare nel corso della propria vita. Tutti abbiamo fantasie, ma se queste si fanno insistenti, ripetute e un giorno sostituiscono la realtà allora si perde la sanità mentale. Sotto casa tua c'è un gruppo di ragazzini che sistematicamente disturba. Anziché uscire sul balcone a redarguirli o chiamare la polizia municipale cominci a coltivare la fantasia di risolvere il problema da te. Ti tieni tutto dentro e alimenti la tua fantasia. Un giorno questa diventa prevalente sul senso di realtà. Vai in un negozio specializzato e compri dell'acido muriatico. Poi esci in balcone e glielo versi addosso. Eri normale e ti sei ammalato. Forse eri predisposto più di altri, ma per buona parte della tua esistenza ti sei mantenuto sano.

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    1. L'esempio che usi non mi pare ben scelto.
      1) La tua vittima è veramente vittima di qualcosa (anche se non grave);
      2) La tua vittima si "vendica" su coloro che veramente gli hanno fatto qualcosa (anche se magari senza averlo coscientemente come bersaglio) e non su estranei;
      3) La tua vittima non è mossa da questioni ideologiche.

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    2. Volevo fare esattamente quell'esempio. Domani spero di trovare il tempo per spiegare perché

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    3. Ho preso un esempio "innocuo" per paragonarlo a quello del caso Traini e far vedere (questa la mia tesi) che sono due manifestazioni dello stesso fenomeno.

      Da una parte c'è un tizio che è disturbato dai ragazzi maleducati che parlano a voce alta sotto casa sua, dall'altra uno che è disturbato da un Nigeriano che si presume abbia brutalmente assassinato una ragazza.
      In nessuno dei due casi il tizio e Traini sono le vittime dirette, ma questo è irrilevante ai fine del mio ragionamento. Il tizio al balcone potrebbe essere la vittima designata di quei ragazzi e Traini avrebbe potuto subire l'uccisione di un familiare o di un parente.

      Abbiamo dunque dei soggetti che o sono realmente vittime di una certa situazione o percepiscono di esserlo. Il percepito, a mio modo di vedere, è identico al caso diretto nella misura in cui va a innescare lo stesso tipo di reazione.

      Una persona normale quando si sente vittima di una situazione sgradita cosa fa? Cerca di risolverla utilizzando gli strumenti che sono considerati leciti e che vengono accettati e condivisi nell'ambito delle regole della comunità in cui vive. Il tizio disturbato dai ragazzi chiama i vigili urbani o i carabinieri o chiede un incontro con il sindaco o organizza una petizione ecc., il Traini della situazione può organizzare una manifestazione, scrivere un post, un articolo di giornale in cui manifesta la sua indignazione, impegnarsi attivamente in politica, sensibilizzare i cittadini sul tema della sicurezza ecc.
      Una persona mentalmente disturbata, invece, viola le regole.

      Ma non basta. Anche un criminale viola le regole. La differenza è che il criminale è perfettamente conscio di violarle e anzi ne calcola il rischio, il disturbato mentale no.

      Il tizio del balcone e Traini cominciano a fantasticare. Il tizio del balcone pensa di ingaggiare qualcuno che picchi i ragazzi e dia loro una bella lezione, il Traini immagina di mettersi a capo di una ronda che, anche in questo caso, dia una bella lezione agli immigrati.
      Pensieri di questo tipo sono assolutamente normali. Chi non ha pensieri di questo tipo è addirittura pericoloso. Ogni pensiero di questo tipo si può pensare come uno sconfinamento "elastico" verso un ambito di irrazionalità. Ognuno di noi vive situazioni di questo tipo. Alcuni soggetti, però, in determinate condizioni, aumentano la frequenza e l'intensità di questi pensieri e parallelamente cominciano a rinchiudersi in sé stessi o a manifestare comportamenti doppi. Se la frequenza di questi sconfinamenti aumenta troppo si può passare dal campo elastico a quello "plastico", e si può arrivare a un punto di non ritorno.

      Il tizio del balcone che versa acido muriatico sui giovani o il Traini sono esempi di ciò.
      Ci si costruisce una forma di realtà che piano piano soppianta la realtà vera e quanto completi la transizione dall'una all'altra ti metti ad agire con le nuove regole. Traduci in realtà quelle che settimane o mesi prima erano solo fantasie.

      Non è un caso che persone di questo tipo poi non siano più in grado di tornare indietro. Quasi mai si pentono, al limite fingono di farlo ma la verità è che sono smarriti, perché nemmeno capiscono il clamore intorno a loro. Siccome sono dentro una bolla di realtà dove vigono altre leggi a loro sono le nostre leggi (le loro vecchie leggi) ad apparire strane, illogiche, contraddittorie.

      In questo contesto l'ideologia politica o qualunque altro tipo di ideologia non è altro che un fattore di rinforzo, una specie di catalizzatore o acceleratore di tutto il processo.

      Traini, Breivik, Pietro Maso, Erika De Nardo, il tizio del balcone, il terrorista islamico sono tutte facce della stessa medaglia.

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  4. se sia malato di mente o no lasciamo che lo dicano i neuropsichiatri. questa abitudine tutta italiana di fare diagnosi al posto degli esperti, e domani di giudicare la condanna come se sapessimo tutti a memoria il codice penale e avessimo assistito al processo. certo è che se ci sono politici che basano sulal paura e l'intolleranza la campagna elettorale e gruppi politici che fomentano l'odio inventando persino le notizie (e questo accade in tutti i campi) non stupisce non solo che un attivista di uno di questi movimenti un po' più esaltato possa compiere atti del genere. Ma la cosa più grave è che siano in tanti ad applaudirlo o perlomeno a giustificarlo, ecco su questo io mi soffermerei piuttosto.

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    1. Sul fatto che la cosa più grave siano i tanti che lo applaudono e giustificano hai completamente ragione.
      Ma io personalmente non so se riuscirei ad analizzare la cosa obiettivamente oppure invece cadrei (almeno verbalmente) nella violenza opposta.
      Sinceramente non lo so.

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    2. @ CosmicMummy

      Sono in disaccordo su tutto quello che hai scritto, ma commento solo l'ultima parte.

      Quelli che giustificano il gesto di Traini o qualunque altro gesto simile (ricordi le lettere a Pietro Maso?) sono essi stessi inquadrabili nell'ambito della malattia mentale, tanto che il fenomeno è notissimo a qualunque psichiatra, sia questi esperto, alle prime armi o semplicemente studente. E, se ci pensi, è altrettanto noto a ognuno di noi, se non altro per il fatto che ne viene data una rappresentazione piuttosto frequente in molti film e romanzi di genere.
      In ogni caso questi ragionamenti mica si fanno sui numeri percepiti: si fanno sui numeri reali. Quanti sono i "sostenitori" dell"azione di Traini? Qualche centinaio? Qualche migliaio? Rapporta questo numero all'intera popolazione non preadolescente e avrai percentuali del tutto comparabili con quelle della malattia mentale.

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    3. non sono psichiatra e non so se quello che stai dicendo possa essere corretto oppure no. sicuramente parliamo di una minoranza ma la minoranza più pericolosa. è lo stesso per gli antivax, sono pochi ma sono un pericolo perchè grazie a loro abbiamo avuto una brutta epidemia di morbillo e sono morte delle persone. lo stesso si può dire di tanti altri fenomeni sociali. quello che volglio dire è che non mi interessa se ci sia malattia mentale o no, questo lo lascio a chi è competente e io non lo sono. io dico che anche un malato mentale in un altro contesto agirebbe diversamente... o no? (non è una domanda retorica ma visto che sei competente di psichiatria mi interessa sapere un parere).

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    4. Non sono uno psichiatra anche se per svariati motivi sono molto appassionato all'argomento.

      Mi fa piacere che hai citato il caso degli antivax perché anche in questo contesto possiamo parlare di un disturbo mentale.
      Ti invito a leggere il lungo intervento che ho postato più sopra poco fa.
      La mia idea di malattia mentale è che questa sia un qualcosa in cui possiamo scivolare tutti. C'è sicuramente una predisposizione genetica (ormai è assodato da lungo tempo) ma c'è anche l'insieme delle sollecitazioni al contorno.
      Riprendo l'esempio del materiale sottoposto a sollecitazioni di diversa intensità. Ci sono in natura materiali con ottime capacità di assorbimento elastico dell'energia cui sono sottoposti, ma anche questi - oltre una certa soglia di sollecitazione - cedono. La natura del materiale corrisponde alla predisposizione genetica, il profilo delle sollecitazioni alle condizioni sociali in cui siamo immersi ogni giorno.

      Quando dico "La mia idea di malattia mentale è che questa sia un qualcosa in cui possiamo scivolare tutti" è perché ho visto in atto questo meccanismo. Una persona che conosco perfettamente e che volente o nolente mi trovo a dover frequentare in certi periodi, laureato in economia, con spiccate abilità matematiche, a un certo punto della sua esistenza (verso i 35 anni) è entrato in una serie di pensieri (stimolati da certe frequentazioni) che lo hanno portato a credere progressivamente al complotto dell'11 Settembre, alle scie chimiche, alla relazione autismo-vaccini, alla possibilità di curare il cancro con un fungo, ecc. ecc.

      Scusa la sgrammaticatura con cui scrivo, ma sono in una pausa di lavoro.

      Puoi specificare meglio quello che mi chiedi così prova a risponderti? Davvero non ho inteso cosa volevi dire.

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