giovedì 9 novembre 2017

Il problema della legge elettorale

Negli ultimi tempi abbiamo tutti seguito - volenti o nolenti - il dibattito sulla legge elettorale.
È una buona legge? Non è una buona legge?
Siamo sinceri: che sia o non sia una buona legge è un problema secondario.
E paradossalmente anche la sua costituzionalità o incostituzionalità è in fondo un problema secondario.

Il problema vero è che serva fare una legge elettorale.
Vedo che schizzate come molle: come è possibile votare senza legge elettorale? Mauro è impazzito!

E invece no, non sono impazzito.
L'Italia ha avuto una legge elettorale funzionante dalla nascita della Repubblica fino al 1993. Una legge che veniva regolarmente aggiornata in alcuni dettagli, ma mai cambiata.
Ed era una buona legge.

Nel 1993 venne fatta una completa riforma e introdotta la legge Mattarella, volgarmente (e stupidamente) nota come Mattarellum.
E anche questa era una buona legge.

Da allora però ogni governo ha voluto cambiare la legge... con la scusa della governabilità, ma in realtà per autogarantirsi.
E non c'è più stata nessuna buona legge.
E oltretutto nessun governo è più riuscito a garantirsi.

Il problema della legge elettorale, anche dell'ultima, non é la qualità della stessa.
È che detta legge "serva".
Il prossimo governo la cambierà di nuovo (o almeno cercherà di farlo), ergo detta legge è caduca. Quindi a che serve?

Del resto in ogni paese occidentale (Italia compresa fino al 1993) le leggi elettorali vengono regolarmente aggiornate, ma non cambiate, non rifatte, non stravolte.
Buone o cattive che siano.
E funzionano.
Come funzionavano in Italia fino alla legge Mattarella.

Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

6 commenti:

  1. Bo', a mio modo di vedere chi ha un ruolo super partes (tipo il presidente della repubblica italiana) potrebbe nominare dei consulenti statistici che, per via indipendente, elaborano alcuni sistemi elettorali. Tre obiettivi: garantire rappresentanza, garantire governabilità lungo la legislatura, far sì che il sistema elettorale scelto funzioni per decenni al mutare degli scenari politici. Gli statistici dovrebbero presentare dei sistemi che cerchino di conseguire un buon compromesso dei tre obiettivi sopra in presenza di svariati scenari. Si presentano i modelli, se ne vedono le simulazioni di comportamento al variare delle condizioni politiche, e poi il parlamento sceglie. Se vengono fuori (ad esempio) tre modelli, essendo questi fatti da gente che lavora con numeri e leggi matematiche per professione, c'è da augurarsi che se anche il parlamento sceglie il peggiore sarebbe solo un peggiore relativo.

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    1. Sarebbe la situazione ideale.
      Peccato solo che poi il Parlamento non sarebbe obbligatoriamente tenuto a scegliere uno di quei modelli. Purtroppo.

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  2. Il problema è che molti requisiti sono fra di loro contrastanti: la rappresentatività "pura" implica il dover per forza formare coalizioni e dare un forte potere di coalizione a cespugli con percentuali risibili, come mastella nel caso dell'ulivo. Un mercato delle vacche dove chi urla più forte ha ragione zeppo di code che agitano il cane.

    Di contro la governabilità significa tagliare via le possibilità di ricatto di cespugli, cespuglietti e correnti interne, ergo un attacco alla democrazia e un fascismo 2.0
    Non è un problema semplice

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    1. In sistema perfetto non esiste.
      La domanda è: come trovare il meno peggio?

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    2. Certo, gli obiettivi sono contrastanti, come del resto in moltissime altre attività umane. Quello che si potrebbe fare è simulare un'ampia casistica di situazioni, cioè diverse configurazioni di frammentazione partitica, e da lì vedere come reagiscono vari modelli. Che poi gli elementi su cui giocare non sono nemmeno molti: premio di maggioranza, sbarramento, tipo di collegi e poco altro. A dirla tutta si può anche fare un modello in cui parametri come la soglia di sbarramento e il premio di maggioranza si autoadattano alla situazione specifica. Ma possiamo star certi che un sistema elettorale di questo tipo verrebbe sùbito bollato come il male assoluto, perché si preferisce la certezza a priori all'efficienza.

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  3. Il problema non è quale sia il sistema migliore, ma chi lo dovrebbe mettere in pratica? Come può un parlamento di nominati votare contro la propria pagnotta? Nessuno rinuncia volontariamente a un potere come quello di nomina, a Luigi XVI gli hanno dovuto mettere una fifa blu solo per fargli convocare gli stati generali, noi cosa abbiamo da agitare? Lo smartphone? O troviamo anche noi la maniera di mettergli paura o siamo fottuti, io fra l'altro neanche ce l'ho, lo smartphone.
    Comunque, complimenti, un post da vero eretico: centrato e non conforme. Del resto, la domanda è retorica: a cosa serve? Come la maggior parte delle azioni di questo e dei precedenti governi, da almeno vent'anni, la loro utilità è unicamente a favore della loro stessa autoperpetuazione. L'ultima azione di governo a favore del popolo è stata l'introduzione della scala mobile a fine anni '70, quando c'era davvero da avere paura. Bei tempi, magari rischiavi la rissa in nome di un'idea, ma la società funzionava molto meglio di adesso.

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