lunedì 23 novembre 2015

Cose che non voglio sentire sui fatti di Parigi

I fatti di Parigi di dieci giorni fa sono stati drammatici e tragici, su questo non ci piove.

Ma ci sono cose che al proposito non voglio e non posso sentire, cose che non potete dirmi, in quanto inaccettabili per chiunque abbia almeno un paio di neuroni funzionanti.


1) Non ditemi che la religione non c'entra. Senza la religione i capoccia non avrebbero mai trovato i manovali per portare a termine gli attentati. Quindi la religione c'entra, eccome se c'entra.

2) Non ditemi che noi occidentali ce la siamo cercata con il nostro comportamento in Medio Oriente: lo so che i nostri governi non sono santi, ma ciò non giustifica sparare a chi si gode un concerto o una cena al ristorante, al massimo giustificherebbe attentati a installazioni militari o a centri amministrativi/governativi.

3) Non ditemi che altrove muoiono più persone: i morti contano, non si contano. Chi conta il numero di morti è in malafede. I morti contano in quanto vittime, non per il loro numero.

4) Non ditemi che i morti di Parigi valgono per noi europei più di quelli di Beirut. Ogni morto ha lo stesso valore, ma è normale che ciò che geograficamente e culturalmente ci è più vicino, più ci colpisce. Se io fossi giordano mi colpirebbe di più l'attentato a Beirut. Essendo italiano mi colpisce di più quello a Parigi.

5) Non parlatemi dell'attentato in Kenya: è avvenuto ad aprile e se ne è parlato in abbondanza. Non è un attentato contemporaneo a quelli di Parigi e non è passato sotto silenzio come si vuol far credere.

6) Non ditemi che Parigi cambierà la nostra vita. Non la cambiò neanche il famoso 11 settembre...sono solo balle, l'unica cosa cambiata sono stati i controlli agli aeroporti (e anche questi più che altro di facciata, come dimostrai qui). La nostra vita la cambia (forse) la crisi economica, non gli attentati.

7) Non ditemi che si tratta di un complotto o di un inside job... se ci credete ciò parla contro la vostra intelligenza, non contro i fatti a cui non credete.

8) Non ditemi che colorare con i colori francesi le vostre immagini di profilo su Facebook o altrove sia un segno di solidarietà (o di egocentrismo come qualcuno ha sostenuto). No, è solo conformismo, come - in una situazione completamente diversa - descrissi qui.

Saluti,

Mauro.

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