giovedì 8 novembre 2012

Gli USA hanno scelto il presidente (e hanno limitato i danni)

A parte il fatto che non credo che oggi chi sia presidente negli USA faccia quella gran differenza per il resto del mondo (e forse neanche per gli USA stessi, visto che non è detto che comandi veramente), comunque un paio di considerazioni sparse le voglio fare.

I repubblicani volevano perdere: insomma, un partito che ti presenta alle finali un Romney solo perché gli altri suoi candidati erano ancora più impresentabili è un partito minimo minimo masochista... confronto ai candidati repubblicani alle primarie di quest'anno persino Bush figlio avrebbe fatto la figura dello statista di rango.

No, Obama non è una rivoluzione. E non la è stata neanche quattro anni fa. Smettiamola di ragionare per categorie estetiche/etniche. Ciò che conta è la cultura, l'ambiente in cui uno è cresciuto. E Obama è cresciuto in una famiglia bianca, in un ambiente bianco, in un ambiente non ricco ma neanche da sottoproletariato. Obama non è il risultato di un Martin Luther King. È il risultato di un Bill Clinton o al massimo di un Jimmy Carter (magari fosse come Jimmy!).

Obama negli scorsi quattro anni non ha mantenuto le promesse (che comunque in gran parte non aveva neanche fatto, ce le eravamo sognate noi, bisogna onestamente ammettere), però almeno non ha fatto danni. Insomma le elezioni statunitensi di quest'anno hanno confermato che nel mondo d'oggi non vince il migliore, vince il meno peggio.

Comunque, almeno Obama sa trovare su una carta geografica pure l'Europa (incredibile per uno statunitense!), Romney dubito che su una carta geografica con i nomi degli stati scritti a caratteri cubitali sia in grado di trovare anche solo Canada e Messico. Forse neanche gli USA, a parte il suo Michigan.

Insomma, tutto sommato... bene così... perché è sì andata male, ma le alternative erano peggio.

Saluti,

Mauro.

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