mercoledì 11 aprile 2012

In che lingua si legge

Come molti dei miei pochi lettori sanno, io sono un appassionato di letteratura gialla scandinava (va beh, in realtà sono appassionato di letteratura in generale, non solo gialla e non solo scandinava, ma questo ora ci porta fuori tema).
Gli autori scandinavi cerco sempre di leggerli in tedesco. E questo stupisce chi lo nota. Sembra che, essendo io non tedesco, in tedesco debba poter leggere solo autori tedeschi. Tutti gli altri in italiano oppure, al limite (ma proprio al limite), in inglese.

E invece no. Io mi stupisco di questo stupore (che tutto sommato trovo anche un po' razzistico).
Io posso permettermi di leggere testi impegnativi, lunghi in tre lingue: italiano, tedesco e inglese (cosine brevi, non troppo difficili anche in francese e olandese... ma ciò esclude romanzi seri e saggistica impegnata, quindi queste due lingue ora dimentichiamole).

E allora?, direte voi. Cosa c'entra con gli autori scandinavi?
C'entra, c'entra. Perché se io devo leggere, per esempio, un romanzo spagnolo prediligo leggerlo in traduzione italiana, mentre un romanzo svedese preferisco leggerlo in traduzione tedesca.
E perché? Molto semplice: italiano e spagnolo sono imparentati, quindi un buon traduttore italiano renderà quel romanzo spagnolo sempre meglio di un buon traduttore tedesco, e a loro volta svedese e tedesco sono imparentati, quindi in questo caso un buon traduttore tedesco renderà quel romanzo svedese sempre meglio di un buon traduttore italiano. Tutto qui.

Quindi i miei amati scandinavi continuerò a leggermeli in tedesco.
E continuerò a dover sopportare lo stupore dei tonti (eufemismo).

Saluti,

Mauro.

5 commenti:

  1. In parte ti do ragione.

    Paradossalmente però ritengo più probabile che la traduzione sia fatta bene in inglese piuttosto che in tedesco, perché essendoci più madrelingua inglesi che tedeschi nel mondo è anche più probabile trovare fra loro un traduttore bravo.

    Più che razzisti (e perché mai?) quelli che si stupiscono sono monoglotti. Non hanno una sufficiente conoscenza delle lingue diverse dall'italiano per poterci leggere un libro.
    E quindi si stupiscono che invece Mauro ce l'abbia.

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  2. Devo essere sincero, al discorso che fai sulle traduzioni in inglese non avevo mai pensato. Ci devo riflettere.
    Comunque io intendevo una cosa un po' diversa. Cioè che a parità di bravura dei traduttori, più sono simili lingua di partenza e lingua d'arrivo, migliore sarà il risultato finale. Grazie alla sensibilità più affine.

    Per quanto riguarda l'altro punto, mi hai completamente frainteso :-)
    Quelli "che si stupiscono" a cui mi riferisco sono tedeschi, non italiani. Non riescono a concepire come un italiano (ma non solo) possa poter leggere un librone scritto in idioma teutonico. E si stupiscono anche molti che sanno che sono in Germania da quindici anni e che studio il tedesco da più di venticinque...
    In Italia nessuno si è mai stupito nel vedermi in mano un libro in tedesco o in inglese. Magari credevano che volessi darmi delle arie, non che lo leggessi veramente, ma comunque non si è mai stupito nessuno.

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  3. Quelli "che si stupiscono" a cui mi riferisco sono tedeschi, non italiani. Non riescono a concepire come un italiano (ma non solo) possa poter leggere un librone scritto in idioma teutonico. E si stupiscono anche molti che sanno che sono in Germania da quindici anni e che studio il tedesco da più di venticinque...

    OK, ti avevo frainteso.

    Ciò non toglie che possano comunque essere monoglotti teutonici e che non si sognino nemmeno di leggere un libro in una lingua straniera.

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  4. Sul fatto che anche in Germania, e non solo in Italia, ci siano molti monoglotti hai ragione al 100%.
    Ti garantisco però che lo "stupore" di cui parlo non è limitato ai monoglotti.
    E sospetto (però sospetto solo, qui non garantisco) che questo "stupore" sia riservato a chi di madrelingua è neolatino o slavo, non germanico (anglosassone, scandinavo o olandese che sia).

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  5. Io mi stupirei più di veder leggere in tedesco un britannico piuttosto che un polacco.

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